Finanza Sostenibile: da utopia a realtà

finanziarizzazione troppo aggressiva, prediligendo l’estrazione di valore a discapito della sua creazione. La risposta a tutto ciò è la sostenibilità, una bilancia tra le esigenze della competizione economica e le esigenze di proteggere l’ambiente in cui si vive. Ad oggi, il tema della sostenibilità colpisce la maggior parte delle aree di interesse economico, tra cui anche il mondo della finanza. 

 

La finanza sostenibile colma il divario esistente tra domanda e offerta di capitali: quest’ultima, orientata fino a poco tempo fa verso i modelli tradizionali di finanza, non era ancora in grado di rispondere alle questioni ambientali e sociali all’interno dei modelli di valutazione finanziaria.       

La definizione più diffusa (Eurosif, 2018) è infatti quella di un modello che tiene assieme, in una visione di lungo periodo, sia il rendimento finanziario per l’investitore che la creazione di un valore sociale condiviso, comprensivo della mitigazione dei rischi ambientali e delle disuguaglianze generate dall’attività economica. 

 

Per “sostenibilità” in ambito finanziario si intendono tre macroaree, indicate con l’acronimo ESG: Enviromental, Social and Governance. Ed è così che gli investitori hanno stabilito che, al di là degli indicatori finanziari, il successo e la longevità di un’azienda sul mercato sono sempre più legati ai criteri ESG. Una recente ricerca della EY mostra che gli investitori stanno incorporando i fattori ESG nelle decisioni di investimento a livelli senza precedenti: il 97% degli investitori globali lo ha fatto nel 2018, rispetto al 78% nel 2017.

 

I grandi della finanza hanno capito che il tempo delle promesse era finito e anche gli Stati hanno preso coscienza che il climate change è un problema da combattere con tutte le armi a disposizione. 

 

La svolta a riguardo arriva nel 2015: il Trattato di Parigi.

L’UE ha così deciso di porre la sostenibilità ambientale come tema centrale delle sue azioni politiche. Nel dicembre del 2016 l’Unione Europea, al fine di raggiungere gli obiettivi che si era precedentemente posta in merito alle tematiche ESG, ha istituito l’High- Level Expert Group Sustainable Finance (HLEG). Successivamente, nel marzo 2018, la Commissione Europea ha pubblicato il piano d’azione “Action Plan on Financing Sustainable Growth”, dove vengono fissati in termini di target di sostenibilità i diversi obiettivi da raggiungere entro il 2030.

L’Unione Europea ha inoltre deciso di procedere classificando le attività economiche in sostenibili e non.      Questo va sotto il nome di Taxonomy,      approvata il 18 Giugno 2020 dal Parlamento Europeo, anche se      di operativo non vi è ancora nulla. 

Il 10 marzo scorso è invece entrato in vigore il Regolamento sulla trasparenza della finanza sostenibile (Sfdr), in base al quale, banche, assicurazioni, Sgr, consulenti e fondi pensione hanno inserito nei propri siti web e nell’informativa precontrattuale, il modo in cui integrano i rischi legati alla sostenibilità nelle politiche di investimento. 

 

Nel momento in cui questi due punti diverranno definitivi, la Commissione Europea potrebbe consentire l’applicazione di un bollino verde sui prodotti che rispettano il parametro di sostenibilità. 

Per troppi anni si è agito in preda a una cupio dissolvi forsennata e così la via della sostenibilità è diventata l’unica perseguibile. 

Francesco Pio Notaro, Associato Senior Area Consulenza d’Impresa

Livia Lamaro