Tetto al contante: tra evasione fiscale e libertà nei consumi

Nuova legislatura, nuovo governo, più o meno nuovi dossier sui banchi delle aule parlamentari. Nelle prime settimane del nuovo esecutivo uno dei temi maggiormente discussi è stato sicuramente l’innalzamento del tetto al contante, misura annunciata dal premier Giorgia Meloni nel suo primo discorso al Senato, il giorno della fiducia. A seguito delle critiche ricevute dai banchi dell’opposizione per via del primo intervento alla Camera, accusato di scarsa pragmaticità, nella prima uscita a Palazzo Madama, il neopremier ha annunciato alcune linee guida: dal contrasto alla speculazione contro il caro energia al taglio del cuneo fiscale, passando per il sostegno all’Ucraina.

Nei giorni successivi è stato, tuttavia, proprio il tema dell’innalzamento al tetto del contante a ottenere la maggiore attenzione mediatica, sia per alcune perplessità tra le file della maggioranza sia per il forte contrasto dell’opposizione. Questa misura, infatti, è stata attaccata duramente dai parlamentari, con toni più o meno accesi ed evidenze più o meno scientifiche. Esponenti politici hanno sostenuto, da un lato, la non necessità della manovra, dall’altro il legame della stessa con l’evasione fiscale e la criminalità. Dall’iniziale proposta della Lega dei diecimila euro di tetto alle visioni più miti delle altre forze governative, il 10 di novembre il Consiglio dei ministri ha approvato l’innalzamento di tale soglia a cinque mila euro, misura contenuta nel più ampio dl Aiuti quater. Questa manovra, in vigore dal 1° gennaio 2023, condurrà a un aumento dagli attuali due mila euro di tetto, valore che sarebbe dovuto scendere a mille a partire dal nuovo anno. Un vero e proprio rebus legislativo.

Come bisogna, dunque, ritenere tale provvedimento e a quali conseguenze condurrà? Le visioni e gli studi sul tema sono vari e contrastanti: le forze politiche, pertanto, tendono, a seconda della loro sensibilità economica, a utilizzare gli uni o gli altri per suffragare le loro argomentazioni. 

Da un lato, un recente studio della Banca d’Italia, Pecunia Olet, mostra l’esistenza di una correlazione empirica tra l’innalzamento del tetto al contante e la diffusione dell’economia sommersa, ossia l’insieme delle attività economiche, non registrate e non regolarmente tassate, che, pur contribuendo al PIL, sfuggono all’osservazione statistica. Tale ricerca dimostra, infatti, come un aumento dell’1% delle transazioni con carta moneta porta a un aumento del sommerso tra 0,8% e 1,8%. Il report indica, per di più, come “vincoli più stringenti all’uso del contante possono essere uno strumento efficace per contrastare l’evasione fiscale”.

D’altro canto, come osservano anche le associazioni di categoria delle imprese Confcommercio e Confesercenti, l’innalzamento del tetto è una misura che comporta una facilitazione e maggiore libertà dei consumi. La stessa Banca d’Italia, inoltre, sottolinea l’obiettivo di tale misura: un sostegno della domanda per dare una spinta all’economia nazionale.

Di fatto, in assenza di una disciplina comune a livello europeo, determinate categorie di clienti potrebbero preferire indirizzare i loro investimenti e consumi in paesi che prevedono un tetto più alto o, persino, non lo prevedono proprio. Nel vecchio Continente, infatti, gli Stati adottano varie soluzioni: dalle bassissime soglie di Grecia (500€), Francia e Spagna (1000€) all’assenza di limiti in Germania o Olanda, con un limite medio pari a 5300€. 

A livello comunitario il tema è in una fase di negoziazione tra Consiglio e Parlamento europeo, a seguito della proposta della Commissione di introdurre un tetto comune agli Stati membri pari a dieci mila euro, nonostante il vicepresidente Valdis Dombrovskis preferirebbe un limite inferiore, soprattutto per i paesi ad alta evasione fiscale. Fino all’approvazione del pacchetto della Commissione, dunque, gli stati rimangono liberi nella scelta di introdurre un tetto o meno. Tale soglia viene, tuttavia, legata al contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo e non, invece, al tema dell’evasione fiscale, come si è basata la diatriba a livello nazionale. 

Innalzamento del tetto al contante: una misura che aumenta solo l’evasione fiscale o conduce a una maggiore libertà nei consumi? Solo, forse, un’analisi dei dati e delle conseguenze empiriche nel breve e lungo periodo riuscirà a dare una risposta a questa discussa e controversa domanda. 

Antonio Alessandro Livraghi, Associato in prova Area Business Development

IT Manager