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Le fondazioni bancarie e come ci faranno uscire dalla crisi

La diffusa ignoranza in tema di fondazioni bancarie costituisce un grande impedimento per lo sviluppo di un settore in costante crescita come quello del non-profit, capace di catalizzare le attenzioni di importanti realtà estere e costituirne un importante termine di paragone. Sono in corso da anni discussioni sui tempi e modi per il rinnovamento e lo sfruttamento di uno strumento così rilevante per l’intero ecosistema economico; in questo senso si rende necessaria una breve ricapitolazione delle nozioni più importanti:  

Le fondazioni bancarie sono persone giuridiche private senza fine di lucrodotate di piena autonomia statutaria e gestionale esclusivamente dedicate alla promozione dello sviluppo economico attraverso il finanziamento di progetti a sfondo sociale. 

Esse sono in massima parte la continuazione ideale delle Casse di Risparmio, nate nel 1990 con l’obiettivo di mantenere e proteggere il controllo sui principali poli finanziari del Paese.In un mercato del lavoro in fase di stallo, con un tasso di disoccupazione che si aggira sul 9% ed una lenta crescita economica che impedisce un pieno sviluppo e sfruttamento delle risorse presenti sul territorio, si richiede un costante investimento nel sociale con l’obiettivo di aumentare la redistribuzione della ricchezza e di conseguenza un incremento della domanda aggregata.

Il terzo settore a cui fanno riferimento le stesse fondazioni ha sperimentato negli ultimi anni un increment o patrimoniale corposo dando vita ad una valida ipotesi di immissione di fondi nel territorio grazie ai numerosi progetti in cui sono impegnate. Si calcola che il giro d’affari delle sole fondazioni superi i 20 miliardi nell’ultimo decennio. Alla luce di questi dati viene naturale pensare alle fondazioni bancarie come un fondamentale strumento di sviluppo ed integrazione. A questo proposito sono stati effettuati numerosi tentativi riformanti(il 18 luglio il più recente) in cerca di una soluzione efficace. L’intento principale della riforma è coordinare e modernizzare la “vecchia” legislazione speciale anche al fine di valorizzazione degli enti non-profit e favorire il loro contributo alla vita sociale ed economica del Paese. A seguito di queste modifiche è stato possibile effettuare la prima fusione tra Enti (nello specifico Bra e CRC) grazie alla quale il patrimonio netto della nuova fondazione raggiungerà il miliardo e mezzo, consentendo la devoluzione di più importanti somme di denaro e su un territorio ancora più vasto.

Nonostante negli ultimi anni l’attenzione rivolta al non-profit bancario sia notevolmente incrementata, questo settore non viene ancora considerato alla stregua di altri strumenti finanziari; la preferenza di soluzioni a più alto “coefficiente mediatico” (reddito di cittadinanza) e la mancanza di un valido termine di paragone con cui poter intraprendere un confronto (la vastità del non-profit bancario italiano è un unicum) ha reso difficile ricercare nell’investimento sociale una via di uscita dalla crisi, sebbene i dati e l’opinione degli addetti ai lavori vadano in direzione opposta.

La fiducia che i più recenti legislatori ripongono nel settore bancario è indicativa di un panorama economico in costante evoluzione, con la speranza di ridare lustro ad una attività vitale per lo sviluppo del nostro Paese. 

MICHELE FANTINI, associato in prova area marketing.

https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2018-10-30/le-fondazioni-e-rammendo-societa-181410.shtml?uuid=AEEgXUXG

Mauro Campus