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Fine del QE: svolta per la politica monetaria europea?

Che cos’è il Quantitative Easing?

A partire da marzo 2015 la BCE ha dato inizio al programma noto come Quantitative Easing (“QE”). L’obiettivo perseguito dal QE, tramite il riacquisto di titoli di stato sul mercato secondario, era quello di reimmettere liquidità nel sistema finanziario per dare una spinta al credito bancario e ricondurre il tasso di inflazione verso l’obiettivo prefissato del 2%.
Questo strumento di politica monetaria, definito come non convenzionale, era arrivato in risposta alla crisi dei debiti sovrani nell’area euro avviatasi nel 2010 e che affonda le sue radici nella crisi finanziaria del 2007-09.

Cosa comporta la conclusione del programma?

La fine del programma QE è stata graduale, con un dimezzamento nell’ottobre 2018 per poi arrivare alla sua effettiva conclusione nel dicembre dello stesso anno. Tramite il tapering, ossia una progressiva riduzione nella quantità di bond acquistati, la BCE ha gradualmente diminuito lo stimolo all’economia.

Molti hanno considerato questo annuncio l’apertura di una nuova fase della politica monetaria europea, ma si tratta davvero di un nuovo inizio?

Ad oggi, la risposta sembrerebbe essere negativa. Di fatto, la BCE ha terminato gli acquisti di bond sul mercato secondario, limitando la crescita del proprio bilancio, ma continua a reinvestire i ricavi proveniente dal rimborso dei titoli di stato acquisiti lungo la durata del programma QE. In questo modo non smette di svolgere il suo ruolo di prestatore di ultima istanza, ma semplicemente riduce il peso del proprio intervento.
 La BCE ritiene ciò necessario alla luce del momento di bassa crescita nell’Eurozona, che perdurerà almeno per i restanti mesi dell’anno corrente. La persistenza di incertezze legate a fattori geopolitici (vedi caso Brexit), la minaccia del protezionismo e le vulnerabilità nei mercati emergenti stanno lasciando segni visibili sulla fiducia nell’economia.

In più, ad oggi la BCE ha annunciato che i tassi di interesse non saranno modificati, prevedendo che rimangano al livello attuale almeno fino alla fine del 2019 e comunque almeno fino a quando ci si assicuri il raggiungimento e la sostenibilità dell’obiettivo principalmente perseguito dalla BCE, ossia un tasso di inflazione poco al di sotto del 2% nel medio termine.

Sembrerebbe quindi che almeno per l’anno 2019 la politica monetaria dell’Eurozona non subirà drastici cambiamenti e che la fine del QE sia per il momento una fine soltanto a metà. Tuttavia, la scadenza del mandato del presidente Mario Draghi lascia il posto all’incertezza: il nuovo presidente Lagarde seguirà la stessa linea del suo predecessore?

Chiara Somma

Associato in prova area Commerciale

Mauro Campus