Le condizioni degli impiegati nelle grandi aziende fast fashion: il caso Shein.

Cosa si intende con fast fashion? Il Fast Fashion è una strategia di produzione volta ad enfatizzare l’ottimizzazione di determinati passaggi della catena di produzione, affinché i capi di moda possano essere progettati e prodotti in modo rapido ed economico, per consentire ai consumatori di acquistarli a basso prezzo.

Una delle aziende pioniere di questa rivoluzione della moda è il brand più discusso su TikTok e YouTube nel 2020: Shein, un retailer globale di moda e lifestyle fondato nel 2008, in Cina, dal giovane imprenditore Cgris Xu. 

La ‘moda veloce’ è un settore sostenibile? Uno dei problemi maggiormente discussi legati alla ‘moda veloce’, riguarda l’aspetto sociale della produzione a basso costo; spesso dietro questo modello di produzione si nasconde lo sfruttamento di esseri umani, lo schiavismo coloniale e il lavoro minorile. Emblematica in tal senso, la recente inchiesta Untold: Inside the Shein Machine, condotta dalle telecamere di Channel 4, rete televisiva britannica, che mette in luce gli orrori di Shein riguardo le pessime condizioni di lavoro dei dipendenti. In dettaglio, Channel 4 documenta, attraverso un video svolto con telecamere nascoste nelle fabbriche cinesi, parte della catena di fornitura del rivenditore globale ed i ritmi di lavoro insostenibili per creare i famosi vestiti a basso prezzo. I dipendenti lavorano 18 ore al giorno di fila, durante le quali devono produrre 500 capi di abbigliamento e vengono pagati solamente 4000 yuan al mese, l’equivalente di circa 550 euro, stipendio che viene trattenuto il primo mese lavorativo. Come se non bastasse, i lavoratori hanno un solo giorno libero al mese, durante la giornata lavorativa non è prevista nessuna pausa e alle sarte vengono detratti i 2/3 della paga giornaliera per ogni errore commesso. 

Il colosso cinese risponde all’inchiesta di Channel 4 dichiarando di aver lanciato un’indagine volta a garantire che ogni fornitore aderisca agli standard Shein’s Responsible Sourcing Program volti a vincolare questi ultimi al rispetto di un codice di condotta basato sulle convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e sulle leggi normative locali comprese le pratiche e le condizioni di lavoro. Shein ha inoltre annunciato controlli a sorpresa per verificare le reali condizioni di lavoro e ha affermato, attraverso un’indagine salariale indipendente di Intertek, come nel secondo trimestre del 2022 la retribuzione oraria media sia stata due volte superiore al minimo locale. 

La denuncia di Channel 4 basterà a determinare un cambiamento di rotta? Quello di Channel 4 è l’ennesimo report che mira a voler garantire trasparenza sul rispetto dei lavoratori e dei diritti umani nel mondo dei grandi marchi. Tuttavia, se le grandi aziende sembrano far fatica a voltare pagina, è il consumatore che può fare la differenza.

L’importanza dell’etica aziendale all’interno del customer journey ha un peso particolare nel settore moda: secondo una recente indagine condotta dalla piattaforma di recensioni online Trustpilot, quattro consumatori su cinque smetterebbero di acquistare da un brand fashion che si è rivelato privo di standard etici.

Puntare il faro sul lato oscuro delle multinazionali, serve a rendere più consapevoli le scelte dei consumatori e, di conseguenza, a mettere in guardia i grandi brand che tanto si adoperano per anticiparle.

Giorgia Mascetti, Associato in prova Area Marketing.

IT Manager