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Russia: un isolamento politico, economico e sociale

Nel 2022 l’Europa torna a vivere sul proprio territorio il dramma della guerra, questa volta con protagonisti la Russia e l’Ucraina. La tensione tra i due paesi inizia nel 2014 con l’occupazione militare russa della Crimea, penisola strategica per il controllo sul mar Nero e appartenente all’Ucraina e culmina il 21 Febbraio 2022 con il riconoscimento dell’indipendenza della regione del Donbass, costituita dalle repubbliche di Donetsk e Luhansk, e la conseguente invasione dell’Ucraina. 

Come ha risposto l’Unione Europea? La parola chiave è “sanzioni”. Sanzioni finalizzate a persuadere e punire lo Stato invasore andando a troncare i rapporti diplomatici, commerciali e finanziari tra UE e Russia. A livello finanziario sono stati congelati i beni della Banca centrale russa, limitando la sua capacità di accedere ai 630 miliardi di dollari delle sue riserve; al contempo alle imprese è stato vietato il commercio con ogni ente russo. La misura più incisiva sull’economia del Cremlino è stata il blocco d’accesso per le banche russe al sistema di messaggistica SWIFT, divieto che ritarderà i pagamenti per le esportazioni di petrolio e gas russi. Le sanzioni dell’UE hanno interessato anche oligarchi e funzionari russi (tra cui Putin stesso) i cui beni sono stati congelati; inoltre, sono stati rafforzati i controlli sui trasferimenti di criptovalute, mentre nel settore marittimo è stata colpita l’esportazione di tecnologia di navigazione.

Dal punto di vista mediatico, tecnologico e sociale si è accentuato l’isolamento della Russia con il blocco dei principali social network (Facebook, Twitter e Google News) e la nascita di RuNet, l’intranet nazionale indipendente per convogliare traffico e dati verso nodi controllati dalle autorità russe. In aggiunta ai continui attacchi hacker del gruppo Anonymus alle fonti di informazione del paese, le società tecnologiche più importanti al mondo quali Apple, Samsung e Microsoft stanno sospendendo i loro servizi in solidarietà con l’Ucraina. Mentre le aziende private tra cui Netflix, Adidas e Bp hanno escluso la Russia dal mercato, i campionati sportivi, i festival cinematografici e le altre istituzioni culturali hanno estromesso i concorrenti russi. Il desiderio di Vladimir Putin di ri-conquistare il paese che, secondo lui, “è da sempre appartenuto ai Russi”, non ha determinato che l’emarginazione dal resto d’Europa, con la spada di Damocle delle sanzioni pronte ad essere applicate anche sul fronte energetico, recidendo il cordone ombelicale che unisce l’UE con lo Stato del Cremlino.

Gli stravolgimenti dovuti a questa guerra interesseranno tanto l’economia, quanto la geopolitica se non  addirittura l’intera cultura. Le pressioni politiche sui governi di Stati Uniti ed Europa per la riduzione della dipendenza da petrolio e gas russi potrebbero, infatti, accelerare notevolmente la rivoluzione verde: l’aumento del prezzo dell’energia modificherà le preferenze di consumo, spingendo i consumatori ad abbandonare le automobili a benzina e diesel a favore dell’elettrico. Infine, si potrebbe assistere un’espansione economica cinese, la quale potrebbe sfruttare a proprio vantaggio, come già sta avvenendo, la situazione di caos europea per ingrandire la propria rete di scambi commerciali così da aumentare il proprio peso strategico ed economico nello scacchiere globale. Ad oggi a noi non resta che prendere atto di una guerra che, come tutte le guerre, segnerà una pagina nera della nostra storia. 

Federico Salza, associato in prova Area Business Development

Elena Morelli