Categories: AttualitàJELU Tips

Filiera agroalimentare: nuove frontiere della lotta al caporalato

Per filiera agroalimentare si intende il percorso che un prodotto agricolo deve seguire per arrivare dallo stadio iniziale di produzione a quello finale di utilizzazione e le varie attività connesse a tale processo. Pur essendo uno dei settori maggiormente in crescita ed in un certo qual modo legati al territorio e alla cultura del nostro Paese, quello dell’agroalimentare è uno degli ambienti maggiormente discussi negli ultimi anni per la presenza di situazioni criminali. Due dei fenomeni più tristemente noti e con maggior riscontro sono quello del così detto “Caporalato” e la presenza di organizzazioni criminali identificate come “Agromafie”. Cerchiamo di dare una breve ma puntuale connotazione ad entrambi. 

Il caporalato è un fenomeno che riguarda lo sfruttamento del lavoro irregolare, coinvolge per la maggior parte lavoratori stranieri. Esso si basa su un sistema di organizzazione gerarchica del lavoro che prevede la divisione in squadre di lavoratori facenti riferimento ad un “protettore” definito Caporale. Gli operai sono costretti a lavorare un numero indicibile di ore per delle paghe irrisorie, in condizioni che si possono definire ben oltre il limite dell’umanità. Inoltre, sono praticamente tenuti in ostaggio da questi Caporali e obbligati a delle condizioni di vita terribili in baraccopoli o alloggi di fortuna sovraffollati. 

Le agromafie sono un’istituzione ben più antica e radicata. Oltre al controllo sui terreni agricoli, le moderne agromafie stanno espandendo il proprio controllo ai trasporti, ai grandi mercati agricoli, a consorzi ecc., rendendo la filiera agroalimentare una delle più infiltrate nell’economia del nostro Paese. Negli ultimi anni, il giro di affari della mafia si è allargato al commercio di lavoratori-schiavi impiegati nel settore agricolo, alimentando ulteriormente questa enorme piaga che coinvolge una grande parte della produzione agricola da nord a sud del nostro Paese. 

In riposta alla diffusione di tali meccanismi, diverse iniziative, sia istituzionali che promosse da privati volontari, si stanno occupando della denuncia e della lotta a tali pratiche oramai molto diffuse, iniziando a raccogliere i primi frutti. Una delle iniziative che ha ottenuto maggiore risonanza è quella nata dall’esperienza dello studente nord-africano Yivan Sagnet, che dopo aver vissuto una drammatica esperienza in prima persona come lavoratore-schiavo durante la stagione della raccolta dei pomodori, ha deciso di denunciare coraggiosamente il sanguinario e disumano giro di lavoro illegale legato al caporalato. La sua associazione “NoCap” da anni si batte per la denuncia e l’eliminazione del caporalato dalla filiera agro-alimentare tramite iniziative, osservatori e linee di produzione che offrono vie alternative ai lavoratori agricoli che ogni anno cercano fortuna e speranza nelle roventi campagne italiane. Sono sempre di più i prodotti segnati da bollino NoCap, la cui provenienza da filiere “pulite” è garantita: non a caso la maggior concentrazione in Italia di imprese aderenti all’iniziativa si trovano nelle regioni della Puglia e della Padania. Questo a testimonianza dell’enorme lavoro di una comunità che ha voglia di riscattarsi, di cambiare, di cresce e di vivere.

Andrea Tiso

Associato Senior Consulenza d’Impresa

Elena Morelli