

È fortemente evidente come la Cina stia conquistando i mercati finanziari e commerciali mondiali. Gli USA hanno di fronte un nuovo avversario, il quale, così potente, rischia di impadronirsi del primato economico globale. Nel particolare, la Cina sta sviluppando un piano d’azione commerciale e finanziario ben ramificato e solido, volto a consolidare l’impronta produttrice e costruttrice cinese nel mercato Eurasiatico. E ci sta riuscendo. Tutto cominciò intorno al 2005, quando iniziarono le negoziazioni in merito al “Trans-Pacific Partnership” (TPP).
Con l’apertura, nel 2016, della Banca delle Infrastrutture e degli Investimenti Asiatica (AIIB), la Cina, non solo fa concorrenza spietata alla Banca Mondiale -di stampo filo-Statunitense-, ma attira e sottrae potenziali clienti dal sistema economico Americano. Per sistema Americano intendo l’approccio culturale all’economia che da decenni viene perpetrato all’interno dei mercati internazionali. Quindi, esempi di questo sistema sono l’OMC, il FMI e la Banca Mondiale; ogni istituzione è guidata da una cultura economica americana e governata principalmente dagli USA.
La Cina, infatti, è riuscita ad attirare a sé 18 stati membri e 103 mondiali. Questo si traduce nel fatto che questo nuovo egemone regionale è in grado di fornire prestiti a tassi agevolati, più accordi infrastrutturali e una pletora di partnership che le istituzioni Statunitensi non possono offrire.
Gli Stati Uniti stanno provando a controbattere tramite specifici accordi commerciali, con partenariati di cooperazione e negoziazioni commerciali -vedi il TTIP e il TPP. Purtroppo però, la Cina sembra avere il vantaggio competitivo. Gli Stati Uniti non hanno una propria “Belt and Road”; non hanno un piano commerciale strategico nell’area. È bene che il dipartimento del commercio statunitense impieghi risorse e tempo per trovare prima possibile una nuova politica geoeconomica di contrasto.
Molte potrebbero essere le motivazioni per questo genere di fenomeno conflittuale Cinese-USA: storico-culturali, burocratiche, politiche, istituzionali e perfino sociali. Il punto centrale della questione riguarda, però, il posizionamento Europeo in questo schema. L’Unione Europea tiferà per gli Stati Uniti -alleati “ideologici” e cruciali attori nella fine della seconda grande guerra- oppure sceglierà di favorire questa economia tirannica cinese? Probabilmente il posizionamento strategico dell’Europa determinerà il futuro di questa battaglia commerciale e finanziaria. Verrà favorita l’amicizia storica e la comunanza dei valori o la competitività commerciale?
Michele La Bella, Associato Senior, Area BD