

L’intesa italo-russa in campo energetico si concretizza nella lunga relazione fra Eni e Gazprom. Il rapporto energetico e le forniture di gas naturale dall’URSS all’Italia iniziarono alla fine degli anni ’60 quando Eni e Gazprom firmarono, nel 1969, il primo contratto per un totale di 6 bcm di gas all’anno. Il successivo accordo nel 1998 diede l’avvio alla cooperazione fra le due compagnie che permane fino ai giorni nostri. L’intesa vincente Eni-Gazprom è stata cruciale per i due paesi ed è sostenuta da entrambi i Governi.
Dopo anni di cooperazione sullo sfondo di un’entente politica, Eni e Gazprom hanno visto degenerare i loro rapporti al punto di intentare un arbitrato. Nel gennaio 2020 Gazprom ha avviato un procedimento in merito a divergenze interpretative sui contratti di fornitura ad Eni. Non è chiaro se ad incidere sul comportamento della società russa sia stata la pandemia di Covid-19, che ha provocato un crollo della domanda di gas prima dall’Oriente e poi dall’Occidente; l’andamento negativo delle quotazioni del petrolio che hanno tagliato i costi del gas (così come prevede l’indicizzazione al petrolio); o ancora l’innalzamento di importazioni di GNL che ha fatto perdere a Gazprom una quota di mercato con la diminuzione di 1/4 delle esportazioni.
La partita fra Eni e Gazprom risulta tutt’ora aperta e non è l’unica questione spinosa su cui è impegnato il colosso russo. Per la prima volta Gazprom sta perdendo quote di mercato a causa di molteplici fattori fra cui il Coronavirus, l’arrivo di GNL dal Qatar e dagli USA e la svalutazione del rublo. Nel primo trimestre del 2020 il colosso russo ha perso circa 116 miliardi di rubli. Il prezzo medio del gas è crollato del 36% e le esportazioni hanno registrato un andamento negativo con un crollo del -17%. Già prima di gennaio 2020 il prezzo del gas negli hub europei si era abbassato anche a causa dell’inverno mite.
Per comprendere come finirà la partita fra Gazprom ed Eni bisogna considerare una miriade di fattori molto mutevoli e quindi complessi da analizzare ed inscrivere in una previsione esatta. Giova ricordare che la Russia è tutt’ora molto dipendente dalla domanda europea e viceversa, l’Europa, non può puntare ancora del tutto sull’affidabilità delle forniture di GNL dal Qatar. Infatti, Eni, preselezionata come partner di investimento nel nuovo giacimento qatariano, ha dovuto frenare sui nuovi progetti vista la “retromarcia” della posizione del Qatar in seguito al crollo dei prezzi causato dalla pandemia. Dunque, non è detto che a far le spese della contrazione della domanda di gas sia solo Gazprom. La crisi potrebbe abbattersi anche sui produttori di GNL come gli USA che stanno cercando di impedire il completamento del gasdotto Nord Stream 2 (vitale per l’approvvigionamento dalla Russia alla Germania).
Secondo l’OCSE, la domanda di gas, ridotta a causa della mitezza del clima e della pandemia di Covid-19, non tornerà ai livelli precedenti per ben cinque anni fino al 2025. Già nel 2019 la domanda era cresciuta solo del 2%, decurtando al ribasso le stime. Inoltre, bisogna considerare anche la possibilità di una recrudescenza della pandemia in tempi non ancora prevedibili. Questa situazione così complessa pesa sui produttori, in particolare su Gazprom, divisa fra due mercati estremamente redditizi (Cina ed Europa) ma attualmente in caduta libera.
La mutevolezza del contesto economico e geopolitico rende qualsiasi previsione estremamente aleatoria e la partita Russia-Europa e, nello specifico, Eni-Gazprom, è ancora tutta da giocare.
Maria Luce Ferlicca,
Associato in prova Area Business Development