

A partire dalla fine del secolo scorso, il modello rappresentativo della democrazia parlamentare, incarnato dal sistema partitico, pare essere sprofondato in un lento ma graduale declino, e con esso l’intero sistema democratico. Pericolosi sono i fenomeni di personalizzazione, presidenzializzazione e mediatizzazione politica: si cerca di scavalcare gli organi rappresentativi, poiché́ segno di una democrazia lenta, “burocratica”, di un establishment di tecnocrati al servizio di poteri forti, mentre si invoca l’uomo forte al governo.
L’ascensore sociale è ormai fermo da decenni, soprattutto per chi – le classi più indigenti – non ha goduto dei benefici di una globalizzazione senza leggi e senza limiti: ciò ha alimentato insofferenza nei confronti di una classe politica chiusa e autoreferenziale, vista come “casta” e avvertita come lontana. Quindi, ha creato sfiducia nei confronti dell’assetto democratico e favorito la rapida espansione dei populismi.
Estremizzando rancore e paure, cavalcando il malcontento, facendo uso di un linguaggio violento, i populismi danneggiano la coesione e l’integrità del tessuto sociale e democratico: creando divisioni e discriminazioni, aprono il rischio di una degenerazione democratica in senso autoritario.
Intanto, da un lato si rafforzano sovranismi antieuropeisti, dall’altro movimenti di destra eversiva, dichiaratamente neofascista. In tutto ciò, la politica mostra la propria debolezza nel cercare di trovare una soluzione: l’incapacità di adottare azioni coraggiose e lungimiranti per affrontare un presente sempre più complesso, prediligendo, invece, scelte volte a un più largo e immediato consenso popolare, per quanto effimero, provocano l’allontanamento dei cittadini dalla politica, che è il maggior danno per la democrazia.
Inoltre, una questione controversa e ampiamente dibattuta è il ruolo dei social media, e di Internet in generale, nell’ambito della vita democratica. Da una parte, essi si presentano come potentissimi mezzi per ampliare la partecipazione popolare, introducendo forme di democrazia diretta, che consentono anche a coloro tradizionalmente lontani dal dibattito politico, soprattutto i giovani, di entrarne a far parte; d’altro canto, tuttavia, essi rappresentano un modello di democrazia priva di intermediazioni, una democrazia “populista”, che potrebbe affossare ancor di più il modello rappresentativo.
La rete, poi, non sempre favorisce la discussione pubblica e amplifica polarizzazione, intolleranza e instabilità sociale.
Ma potrà mai tramontare la democrazia?
Alcuni studiosi credono che essa potrà funzionare solamente se assumerà le fattezze di un’oligarchia di politici professionisti e se si limiterà la partecipazione popolare. Ma, a ben vedere, si tratta in realtà di un modello chiuso, che rappresenta indiscutibilmente un arbitrio involutivo dei pochi sui più.
Come risolvere la crisi, dunque?
Investire nell’istruzione. Combattere l’indifferenza dei cittadini. Sostenere l’impegno giovanile. Rafforzare la fiducia nelle istituzioni. L’anelito alla libertà dei popoli non potrà mai essere represso, e fino a quando l’uomo vorrà custodirlo e alimentarlo, non potrà rinunciare alla democrazia.
Pasquale Palmieri, Associato Senior, Area Business Development.