

Gli attuali cambiamenti tecnologici ci fanno interrogare sul modo in cui le aziende dovrebbero affrontare quello che è sempre più un “hyper world” in cui i consumatori sono iperconnessi, hanno touchpoint mutevoli e nuovi bisogni da soddisfare ogni giorno.
La sfida che le aziende devono sostenere è molto complessa: non solo migliorare continuamente il proprio prodotto per avere una maggiore quota di mercato, ma anche elevare lo storytelling in maniera costante nel processo di co-creazione del brand.
In risposta a questa sfida, nel processo di costruzione dell’azienda bisogna integrare BrandTelling interno e BrandTelling esterno: il primo serve ad assicurare continuità tra parte strategica e parte manageriale di gestione, il secondo è funzionale ad assicurare la coerenza del proprio brand nelle interazioni con i clienti.
Il BrandTelling interno è composto dalle storie di persone, aziende e progetti e diffonde conoscenza, valori e identità; il BrandTelling esterno ha l’obiettivo di creare un ascolto memorabile inducendo i consumatori a creare quello che viene chiamato User Generated Content (UGC), influendo quindi anche sulle decisioni di acquisto di altri consumatori: questi, infatti, riportando le proprie storie o parlando del brand, lo plasmano a loro volta.
Inoltre, ci sono varie strategie attuabili affinché il brand abbia successo, differenti a seconda della situazione dell’azienda.
In conclusione, quindi, per affrontare questo contesto “hyper” bisogna focalizzarsi sull’integrazione di BrandTelling interno ed esterno nel processo di costruzione e gestione marca oltre che riallineare organizzazione e processi per rigenerare il valore, proprio attraverso il BrandTelling.
Fonte: Harvard business review Italia Aprille 2019.
Stefano Trolio
Associato area Marketing