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Attualità  ·  Finanza  ·  JELU Tips

Fintech: la situazione in Italia

By Mauro Campus  Published On Febbraio 17, 2021

Il mondo sta cambiando. È appena terminato un anno atipico, nel quale le abitudini di gran parte della popolazione mondiale sono state modificate dal cambiamento di altre variabili. Quali sono le variabili esogene che modificano  quelle endogene nel tempo odierno? Domanda interessante, la cui risposta si troverebbe solo dopo numerose ricerche, assunzioni e tempo. Perché? Il mondo è troppo complesso per una semplice risposta. Tuttavia, sono al contempo numerosi i punti fermi della società, due dei quali sono il denaro e la necessità di utilizzare quest’ultimo come mezzo per procurarsi i beni necessari per sopravvivere. 

Nella società capitalista del XXI secolo ‘cash is the king’, dunque sarebbe importante che ognuno imparasse a gestire quello di cui dispone. In Italia, secondo un sondaggio effettuato da Standard and Poor, solo il 37% degli adulti ha conoscenze adeguate ad amministrare i propri denari. La restante percentuale sembrerebbe affidare i propri risparmi alle banche. Non che sia sbagliato, ma qualcuno, un giorno di qualche anno fa, ha deciso che le cose andavano cambiate. 

Nasce, dunque, nel 2005 un’idea che ha il fine ultimo di aiutare le persone a gestire il proprio denaro tramite trasparenza, facilità e affidabilità: il FINTECH. Innovazione finanziaria resa possibile da innovazione tecnologica. Rivoluzione totale nel mondo finanziario, che è andata evolvendosi negli ultimi 15 anni fino ad esplodere. 

Cosa è successo in Italia invece? Nel 2010 nasce la prima azienda FINTECH, ben 5 anni dopo il suo esordio globale. Nonostante ciò, il 2019 e il 2020 sono stati anni molto sostanziali per il FINTECH Italiano che è in linea con i tassi di crescita mondiali. Nel 2020, secondo l’ultimo censimento EY, risultano presenti 345 aziende nel settore. Ottimi numeri che fanno sperare un futuro caratterizzato da innovazione e progresso. Tuttavia, nonostante siano molte le storie di successo di aziende Fintech italiane, l’Italia non è ancora un terreno fertile per creare ‘unicorni’, ovvero, aziende miliardarie che gli investitori cercano disperatamente e che andrebbero a creare valore nel nostro mercato finanziario e nella nostra società in generale. Per creare un’azienda Fintech di questo tipo sono numerosi i fattori di cui tenere conto:

  1. Idea vincente ed innovativa;
  2. Capacità di sviluppo dell’idea da materializzare sotto forma di Pitch, una presentazione rapida del business che possa evidenziarne il potenziale; 
  3. Realizzazione di un business plan chiaro, organizzato, realistico e che possa convincere;
  4. Ricerca di investitori interessati, il network personale è fondamentale;
  5. Conoscenza delle leggi Italiane e del mondo economico e/o affiancamento di esperti in materia;
  6. Soft Skills, quali: spirito imprenditoriale, leadership, negoziazione, comunicazione, etc.;
  7. Il Team; 
  8. Piano di lungo termine e strategie da seguire; 
  9. Tempo, pazienza, consistenza, persistenza e un po’ di fortuna.

Ovviamente, sarebbero molti di più i fattori da prendere in considerazione. Si parla di un processo lungo e contorto per creare quella che, non a caso, è stata chiamata ‘Impresa’. In Italia, manca sempre un tassello che completi il quadro finale. Un’ottima idea di business deve essere sempre accompagnata da dedizione e precisione.

Tuttavia, sta a noi giovani portare cambiamento e innovare. Fallire è sinonimo di apprendere ed il rischio non è mai troppo, se si crede in quello che si sta facendo. Diventiamo noi le variabili esogene.

                                                                                                           Andrea Mazzone, associato area Consulenza Finanziaria


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