

Il 1° gennaio 2021 la Brexit è divenuta realtà. A livello commerciale i primi mesi non sono stati facili: l’export UK verso l’EU è crollato del -41%, mentre l’import è calato del -28%. Vediamo come le grandi aziende del retail in UK stanno affrontando questa crisi.
Ne parliamo con Fabiola Pescini, Alumna Luiss – Supply Chain Coordinator presso Louis Vuitton UK
Purtroppo, non è stato facile. C’è stata tantissima incertezza fino all’ultimo su quali sarebbero stati gli accordi commerciali. Le aziende retail si sono dovute preparare al “worst-case scenario”. La situazione è stata resa ancora più complessa a causa del Covid-19 e le relative restrizioni. Tutti i “non-essential shops” – tra cui retailer del lusso – sono stati chiusi da dicembre fino a metà aprile, operando solamente da Back of House.
I leader nel settore con maggiori risorse finanziarie e sistemi IT più avanzati sono stati facilitati. Per le piccole aziende, invece, è risultato difficile adeguare i propri sistemi al nuovo scenario. La preoccupazione di molti operatori nel mercato inglese è di non avere gli strumenti necessari per reggere un simile impatto sul proprio modello di business in termini operativi. Sono passati 4 mesi da quando Brexit è divenuta realtà e stiamo ancora tutti lavorando per completare questo processo di adattamento.
I grandi brand si sono preparati alla Brexit attraverso una strategia di accumulo di scorte già dal 2020, permettendo di affrontare al meglio i primi mesi del 2021. Ciò ha avuto un grande impatto su tutti i ruoli connessi alla logistica (compreso il mio), ancora prima che Brexit diventasse realtà. L’accordo ha poi portato complessità in termini amministrativi. Abbiamo dovuto adattarci a nuove regole e restrizioni, ci siamo dovuti interfacciare con export/import document, con diversi tax e duty rates, e con tariff code e incoterms. Per quanto riguarda le tempistiche, per alcune categorie di prodotto c’è stato un aumento esponenziale. Per import di borse e accessori realizzati in pelli esotiche, se prima bastavano un paio di giorni di lead time, ad oggi sono necessari almeno due mesi. A livello di export, la situazione è forse peggiore, poiché le dogane europee sono più rigide di quelle inglesi.
Il trend sembrerebbe condurre verso un aumento dei prezzi a causa di un aumento dei costi in termini di logistica. Inoltre, si è persa una grande parte di clientela legata al travel retail. Da gennaio 2021, infatti, lo shopping tax free è stato abolito. Questa misura rappresenta una gravissima perdita (secondo le nostre stime parliamo circa del 10% sul fatturato totale), soprattutto per un mercato come Londra, basato prevalentemente sul turismo. I brand del lusso dovranno cambiare strategia e focalizzare il loro business sulla clientela britannica. Un cambio di rotta che comunque era stato già avviato a causa del Covid-19 e delle restrizioni sui viaggi.
Per noi le parole chiave sono “agility” e “flexibility”. Adattarsi è sicuramente difficile, ma come dicono qui nel Regno Unito è necessario “embrace the change”. Non bisogna essere statici, ma è necessario invece avere una visione aperta, sapersi adattare ai cambiamenti accettandoli per quello che sono. Questi non sono necessariamente un qualcosa di negativo, ma possono diventare un’opportunità per migliorare e implementare processi più innovativi.
Edoardo Maria Bisignani
Viceresponsabile Business Development