

L’Africa è un continente magnifico e affascinante. In parte incontaminato, povero di industrie e infrastrutture ma ricco di forza lavoro, risorse naturali ed energetiche.
Spesso denominato “la culla dell’Umanità”, il continente africano è diviso in due: se il nord è sempre entrato a contatto con le popolazioni europee e orientali, il sud è rimasto per molto tempo inesplorato. A partire dal XIX secolo, è stato meta delle potenze europee colonizzatrici, che spinte dal “fardello dell’uomo bianco” messaggero di civiltà, hanno saccheggiato tutte le risorse utili, massacrando chiunque si opponesse.
Ancora oggi l’influenza esercitata sulle ex-colonie in Africa lega indissolubilmente i due continenti, così vicini, eppure così diversi. Il divario sociale è grandissimo, nonostante il mondo stia cambiando, vi sono sempre sfruttatori e sfruttati, chi lavora e chi si gode il frutto di quel lavoro. Se non fosse così, sarebbe estremamente difficile spiegare correttamente ai 160 milioni di bambini che raccolgono i minerali necessari per il funzionamento dei nostri apparecchi elettronici, come mai noi possiamo avere a casa il cellulare, il pc, lo stereo e la tv, ma loro no.
Eppure, l’Africa è un continente giovane e dinamico, con grandi capacità di crescita. Molte fondazioni benefiche investono milioni di dollari. Ma non tutti hanno gli stessi interessi.
La Cina si sta ritagliando un posto privilegiato, sovvenziona la costruzione di infrastrutture, finanziando i governi, per avere campo libero nello sfruttamento indiscriminato di lavoratori e risorse. Domina alcuni mercati importantissimi, come quello del cobalto estratto nelle miniere illegali in Congo, in cui lavorano anche minori, venduto al prezzo imposto, dieci volte minore al guadagno reale.
Meritevole è l’opera delle associazioni e di tutti i volontari, che, senza chiedere nulla in cambio, sostengono i malati e gli indigenti, distribuendo cibo e acqua e offrendo cure gratuite lì dove mancano strutture sanitarie.
Considerando il potere economico delle sue risorse, l’Africa, per poter realizzare a pieno le proprie capacità, ha bisogno di realizzare la piena e completa indipendenza da tutti i paesi coloniali, vecchi e nuovi, e riuscire così ad affermarsi nei mercati. L’emancipazione da tutte le ingerenze esogene è il primo grande obbiettivo da raggiungere. Se i Paesi Africani riuscissero ad arrivare ad un’unione politica e commerciale, potrebbero essere, in futuro, una guida per tutti gli altri paesi del mondo.
Il libro dell’ex ambasciatore italiano in Africa, Giuseppe Mistretta, “African’s pathways”, stampato dal Luiss University Press, è un importante testimonianza delle potenzialità del continente.
Il continente africano viene raccontato non più secondo l’immaginario collettivo che lo vede come un insieme di villaggi primordiali e di baraccopoli disordinate e povere, ma come uno spazio aperto alla tecnologia, al progresso, alle più moderne reti di telecomunicazioni, ben integrato nel sistema globalizzato mondiale.
L’Africa dice Mistretta «va pensata dal punto di vista degli africani, mettendoci noi nelle loro scarpe, nelle loro teste e nei loro problemi; questo ci aiuterebbe a comprendere meglio quali sono le necessità e le sfide di quelle popolazioni, piuttosto che ripetere slogan comodi e il più delle volte insensati, generati e alimentati dalla nostra visione eurocentrica del mondo. Non siamo noi ad avere qualcosa da insegnare agli africani; anzi, avremmo molto da apprendere da loro».
Giovanni Palamara
Associato Senior Area HR