Quando
parliamo della recente innovazione nel settore dei servizi finanziari, non
possiamo fare a meno di citare l’innovazione “Fintech”.
Questo fenomeno, contrariamente a quanto si possa pensare, circola all’interno
del settore dei servizi finanziari da decenni, ma il suo recente boom è stato
causato dalla altrettanto recente innovazione tecnologica che oramai trova
applicazione in qualsiasi settore, incluso, appunto, quello dei servizi
finanziari.
Questo particolare tipo di innovazione viene classificato da Eurostat come KIS, o Knowledge-Intensive-Services e nello specifico è un KIS di tipo finanziario, proprio in riferimento all’ambito in cui tale innovazione ha avuto luogo. Ciò vuol dire che Fintech, altro non è che un’innovazione di servizi ad alto contenuto di conoscenze (knowledge intensive) in ambito finanziario.
È proprio grazie
alla rivoluzione tecnologica dell’ultimo decennio che è stato possibile
realizzare processi di innovazione dei precedenti modelli di business utilizzati
dalle società operanti in tale settore; evoluzione che ha portato ad innovare
la stessa offerta di servizi finanziari.
Si è quindi creato un perfetto binomio tra innovazione tecnologica e
innovazione finanziaria.
In termini
pratici, tutto il mercato dell’intermediazione bancaria e finanziaria è mutato
grazia all’innovazione Fintech, basti pensare alle aree di operatività su cui
questa innovazione ha avuto un impatto.
Ad esempio con “Fintech” è stato coniato il concetto di crowd-funding e di
peer-to-peer lending, sono poi state introdotte le cripto-valute e la
blockchain ed è infine stato possibile offrire servizi di cloud computing e di
gestione dei big data.
Con l’avvento
di Fintech e con l’obiettivo condiviso di sfruttare questa ondata di
innovazione tecnologica, sono nate quelle che oggi risultano essere le più
grandi aziende tecnologiche del mondo: Google, Apple, Facebook e Alibaba, solo
per citarne alcune.
È evidente come negli anni il numero di start-up che investono in modo deciso
nell’innovazione finanziaria sia aumentato esponenzialmente, giungendo così
alla capacità di poter realizzare un’ampia offerta di servizi finanziari.
Considerando l’alto numero di imprese Fintech già operanti e presenti sul
mercato, e la previsione di un incremento del grado di “alfabetizzazione
digitale” nel più breve futuro possibile, anche le imprese già operanti nel
settore finanziario hanno investito in maniera oculata al fine di beneficiare
di questa ondata innovativa (promuovendo eccellenti servizi di mobile banking).
È quindi facilmente intuibile che la maggior parte delle aziende Fintech provenga da Nazioni quali: Regno Unito, Olanda, Francia, Germania, mentre in Italia gli investimenti sono minori. Questo elemento è dovuto all’eccessiva staticità del modello di business bancario del nostro Paese, che le grandi banche (Intesa San Paolo ed Unicredit) stanno comunque cambiando.
A titolo
esemplificativo, uno dei più grandi ambiti di applicazione Fintech è quello dei
“pagamenti digitali”. Secondo alcune stime il valore annuale delle transazioni
effettuate tramite i sistemi di pagamento digitali aumenterà esponenzialmente
tra il 2018 e il 2022, da quota 4.296 mld fino a 13.979 mld. Si ipotizza,
inoltre, un incremento del numero di “mobile payment users” in tutto il mondo,
che può raggiungere la soglia di 1.115,2 milioni nel 2021.
Tra i più famosi sistemi di pagamento, possiamo citare quelli sviluppati da
Apple e Google (rispettivamente Apple-pay e Google pay).
Giovanni Gennaro
Associato in prova Consulenza